Ho sempre sostenuto che dietro a grandi prodotti ci siano grandi persone con grandi storie che portano gelosamente dentro di loro e che le rilasciano nel loro lavoro.
Poi incontri persone come il mio amico “contadino 2.0”
Manuel Lombardi, del quale non sai neanche la data di nascita ma poco ti
interessa quando condividi qualcosa di più profondo.
Questa è la storia del Conciato del cuore, è la storia della
famiglia Lombardi ed in particolare di chi ha dato vita con la sua ricerca e la
sua tenacia a tutto questo.Il Conciato Romano è un presidio Slow Food campano e nello specifico nella zona del Casertano, viene prodotto con latte crudo misto, pecora, capra e mucca, per cagliarlo viene usato un caglio naturale a base di capretto. Abbiamo la lavorazione a mano classica del formaggio con la rottura del caglio e poi la formazione delle caciotte le quali devono “tirarsi”. La prima concia, una volta asciugata la caciotta, l’abbiamo con un lavaggio della stessa con acqua di cottura delle “pettole”, un formato di pasta casalingo tipico della zona. Questa prima concia permette di far rivestire la caciotta di uno strato di amido quasi impercettibile. A parte viene preparato un composto di olio d’oliva, aceto piperna e peperoncino con il quale si preparano le forme prima di essere depositate nelle tipiche anfore di terra cotta nelle quali verrà stagionato da 6 mesi a 2… 3 anni. Il conciato è un formaggio che non ha fretta di essere stagionato.
Quando viene ritirato dalla stagionatura ha un odore quasi
alcolico, inebriante, peristente, un sapore deciso, piccante sapido e
permanente nella memoria gustativa. L'importante stagionatura rende quasi impossibile il raggiungimento delle lunghe, lunghissime stagionature per la grande richiesta che questo complesso formaggio ha. Proprio per questo c'è una splendida iniziativa che è quella di "adottare un' anfora" quelle dove viene conservato il conciato, in questo modo chi l'ho adotta si garantisce un'esperienza olfattiva e gustativa che va oltre l'evento, il fatto che alla ricorrenza dell'aperura dell'anfora adottata si è ospiti dell'agriturismo, che l'anfora tornerà a casa con chi l'ha adottata... quasi è irrisoria rispetto all'esperienza olfattiva e degustativa che si fa.
Il conciato e’ un formaggio vecchissimo, le stesse anfore e la sua
conciatura fa pensare alle prime forme di affinamento del formaggio della
popolazione presente in quel territorio, i Sanniti.
Farebbe, fa parte di quei formaggi resuscitati, perché dopo
lunghe stagionature tornano…Personalmente preferisco parlare di seconda vita, i
motivi sarebbero tanti ma penso che sia come quando qualcuno viene meno e tutto
il suo bagaglio di vita ci vene
scaricato addosso… o lo accantoniamo o continuiamo a farlo vivere nella sua
passione… nei suoi sogni.
Non è un formaggio semplice da domare, come tutti i cavalli
di razza ,la prima volta l’ho assaggiato su una pizza del grande Franco Pepe, il
quale lo aveva abbinato ad una mostarda di fichi del cilento, peperoni e
basilico. Personalmente ancora non ho molto azzardato… ho comunque optato per
abbinarlo con un pane in cassetta ai semi di lino, fatto tostare ho adagiato
sulla fetta di pane del lardo di Mangalizia, mostarda di fichi di Carmignano e
scagliette di conciato.
E' un formaggio strano, è camaleontico, è come un vino di grande struttura che prima di berlo deve essere ossigenato... e che nel progredire del tempo della decantazione continua a rilasciare sfumature diverse, sapori nuovi... ogni momento un'esperienza diversa... come nella VITA.
Ilaria Spinelli
Ilaria Spinelli
FOTO 1/ 3 TRATTE DAL PROFILO F.B. DI MANUEL
FOTO 2/ 4 DI LUCIANO FURIA CON SUO ESPRESSO CONSENSO
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